di Gianluca BERNARDINI
«Un processo con una giuria è uno dei rari posti nella nostra società dove tutti possono ascoltare quello che viene detto, dove tutte le culture coesistono e dove tutte le classi sociali si mescolano. L’opposto di stare ognuno con i propri simili». Così si esprime il regista e sceneggiatore Christian Vincent a proposito del suo film «La Corte» (premio miglior sceneggiatura e miglior attore protagonista all’ultimo festival di Venezia). Michel Racine (il grande Fabrice Luchini, coppa Volpi) è, infatti, un temuto presidente della Corte di Assise di una cittadina della Francia nordoccidentale. Un uomo che non ha coltivato molte gioie nella sua esistenza, tutta dedita al lavoro. Un uomo che è stato innamorato, probabilmente, una volta sola nella vita (e non della sua ex moglie), quando, cinque o sei anni prima, in coma in seguito a un incidente, risvegliatosi ha trovato accanto a sé un vero e proprio «angelo». Come un’apparizione, un felice e fuggevole dono dal cielo. Ora questa donna, Ditte Lorensen-Coteret (Sidse Babett Knudsen), riappare di nuovo improvvisamente nella sua esistenza come uno dei giurati nel processo che lui presiede. Una nuova opportunità. Dentro il suo ruolo, dove gioca tutto se stesso, il duro «presidente» decide di non lasciarsi scappare l’occasione, mentre ciascuno nel processo gioca, più o meno, la sua parte. Come in un teatro veniamo così catapultanti, da spettatori, dentro una vera e propria Corte di Assise, dove i protagonisti cercano di darsi da fare, ciascuno come ne è capace, per acclarare la verità. Quella sommersa, quella nascosta, quella che s’intravede e intuisce anche dietro questa «delicata» storia d’amore che, via via che il processo procede, viene sempre più alla luce. Rispettandone le procedure, i ruoli e la legge stessa. Una legge che ha il suo corso, le sue parole, le sue attese, le sue regole anche nell’amore. Checché se ne dica e per quanto ci si aspetti. Uno spettacolo da vedere sì, ma forse ancor più in questo caso, pure, da ascoltare attentamente. Come lo si deve fare, «presenti», dinnanzi alla Corte.
Temi: giustizia, tribunale, legge, ruolo, innamoramento, amore, vita.