Continua la rubrica "questa è la mia sala", uno spazio di discussione e di presentazione per le sale della comunità ACEC della Diocesi di Milano. Oggi abbiamo avuto la possibilità di parlare con Andrea Amadeo del Cinema Teatro Delfino.
di Gabriele Lingiardi
Ciao Andrea, grazie per il tuo tempo. Ci racconti il ruolo che ricopri nel Cinema Teatro Delfino?
Sono il responsabile del direttivo del Delfino. Il direttivo è formato da cinque persone tra cui il parroco che dal 2012 si è preso l’impegno di gestire il teatro dal punto di vista dei contenuti. Come primo atto del direttivo abbiamo definito quali sono gli obiettivi del cinema teatro Delfino. È stato un atto forse banale ma importante per avere chiaro i passi da fare, per avere una direzione precisa.
Come hai conosciuto la sala?
Abito nel quartiere da quando sono nato, inizialmente quindi percepivo la sala come il teatro dell’oratorio. Prima l’ho conosciuta da fruitore, poi l’ho vissuta io in prima persona facendo il regista per gli spettacoli dei bambini e infine, con alcuni amici, sono entrato a far parte della compagnia amatoriale stabile che c’era all’epoca. Con il tempo abbiamo poi deciso di fondare la nostra compagnia, che è andata avanti per dieci anni. Un gap generazionale a livello di presenze in oratorio ha portato però a un vuoto, nessuno aveva preso la nostra eredità. Il cinema teatro è andato quindi avanti facendo solo i cineforum per un lungo periodo. Nel 2012 un’associazione culturale, Il Mecenate, si è fatta carico della programmazione teatrale, ma non sempre gli obiettivi erano in sinergia con quelli della parrocchia. Per questo abbiamo creato un direttivo esterno per fare da regia tra le scelte dell’associazione e le esigenze e i valori della parrocchia. Per ora sta funzionando bene!
Quanti posti ha la sala?
300 posti
Quante persone collaborano?
Possiamo contare una quindicina di persone, non sono tanti, calcolando che facciamo 180 aperture all’anno. Per questo siamo sempre alla ricerca di nuovi giovani disponibili a lanciarsi in questa avventura.
Vedo dal vostro sito che fate anche affitto sala e feste di compleanno, come vi trovate?
Bene! I compleanni consistono semplicemente nel riservare posti in sala per la festa di compleanno e, a scelta, è possibile affittare anche il foyer per lo scambio dei regali.
L’affitto sala invece è un’attività più complessa: è difficile e necessario valutare il profilo di chi affitta la sala, però questa pratica è anche un buon modo di fare cassa e valorizzare lo spazio. Il problema è che, quando viene affittata, occorre un volontario che apra e chiuda, la dotazione tecnica (il service) poi il più delle volte deve essere portata da chi affitta. Devo dire però che la sala è abbastanza richiesta, perché ha un buon palco di grandi dimensioni.
Quanto e quando programmate?
Noi abbiamo tre “filoni”: uno è rappresentato dalla stagione teatrale organizzata dall’associazione di promozione culturale Il Mecenate. Che occupa circa tre settimane al mese. Abbiamo poi tre cicli di cineforum da ottobre a Natale, da gennaio a Pasqua e da Pasqua a maggio che sono i lunedì cinema caffè (il lunedì pomeriggio e lunedì sera). Il format è il seguente: prima si prende il caffè tutti assieme e poi si va al cinema. Con un po’di promozioni, sconti e incentivi siamo riusciti ad avere una buona media di presenze anche il pomeriggio. Da quest’anno abbiamo sperimentato la “mattina per le scuole”. Siamo andati dalle scuole del territorio e gli abbiamo fatto scegliere i film che potevano interessargli. Infine abbiamo le proposte junior, per i bambini, sia di cinema e di teatro.
Il terzo filone sono le proposte del Delfino…
Me ne parli?
Sono momenti di incontro su temi definiti, in cui non è il media a inquadrare la serata, ma veniamo guidati dal contenuto. Abbiamo parlato di immigrazione e ci siamo fatti aiutare dal film My name is Adil, una produzione indipendente. Durante la quaresima abbiamo avuto Il caso Giuda. Un altro esempio è stata l’associazione Ema pesciolino rosso di Gianpietro Ghidini, fondata da un papà che ha perso il foglio adolescente per colpa della droga e sta girando parlando ai giovani di dipendenza e dei pericoli delle sostanze stupefacenti (Leggi qui). Il martedì dedicato all’Eiger è un altro evento del martedì che è andato molto bene. Siamo riusciti ad avere in sala gli alpinisti della storica scalata.
Cosa dice di voi il vostro pubblico?
In linea di massima abbiamo riscontri positivi sul lavoro che abbiamo fatto negli ultimi anni. Il teatro è sempre stato un luogo delicato (per vari motivi, tra cui la strumentazione delicata all’interno che va preservata da eventuali danni di persone inesperte) e soprattutto percepito come staccato dalla parrocchia, come un luogo a parte. Noi abbiamo lavorato perché ritornasse un luogo della parrocchia per la parrocchia, ma anche per la comunità! Questa è la chiave vincente, secondo me, per stimolare i volontari e per dare valore a ciò che si fa.
Cosa bolle in pentola per il futuro?
Stiamo proponendo alle scuole del territorio una serie di conferenze multimediali da proporre alle scuole in cui il video e gli effetti scenici sono a supporto del conferenziere e del racconto che viene fatto. Mi piacerebbe fare partire anche iniziative come il biglietto sospeso, o proiezioni dedicate a ragazzi con lo spettro autistico, come fatto in altre sale di comunità.
Prima di salutarci: mi definisci in un aggettivo la vostra sala?
Viva!