Parliamone con un film: Una notte di 12 anni, la storia vera di Josè «Pepe» Mujica
di Gianluca Bernardini
«Visto che non possiamo ammazzarli, li condurremo alla pazzia». Nel 1973 l’Uruguay è sotto il controllo della dittatura militare. Nove appartenenti al movimento di guerriglia dei Tupamaros, schiacciato e smantellato in un anno, vengono presi e trattenuti in una «lunga notte» che durerà 12 anni. Una vera operazione segreta militare, contro chi si è opposto al potere, assurda e disumana, portata sullo schermo con grande maestria da Álvaro Brechner con «Una notte di 12 anni». Presentato all’ultimo Festival di Venezia, il film segue la storia di alcuni di loro, basandosi sul racconto di quelle che oggi sono le tre figure più note del Paese: Josè «Pepe» Mujica (Antonio de la Torre), ex presidente dell’Uruguay, Mauricio Rosencof (Chino Darín), scrittore e poeta di fama, ed Eleuterio Fernàndez Huidobro (Alfonso Tort), ex ministro della Difesa. Senza sconti, le vite dei protagonisti vengono così messe in scena, tra torture inaudite, fino ai limiti della sopravvivenza. Drammatico e intenso, un vero percorso esistenziale dove la cattiveria viene rappresentata nella sua veste più terribile. Ma è la resistenza qui che «brilla», nonostante questi uomini vengano gradualmente privati di ogni umano attributo. Una rappresentazione sublime di cosa può voler dire «la lotta interiore». «Che cosa resta di un uomo – si chiede, infatti, il regista – dopo che è stato spogliato di tutto?». La sua immaginazione: questa nessuno potrà mai portargli via. Come quel «vasino rosa» che diventerà per tutti un simbolo di speranza. Bello ed emozionante fino alle lacrime. Con un monito da ricordare nuovamente (purtroppo) a tutti: «Per favore, mai più!».
Temi: Uruguay, dittatura, prigionia, torture, sopravvivenza, lotta interiore, resistenza, disumanità, potere, male.