Arriva in sala Totem - Il mio sole, il film di Lila Avilés che riflette sulle soglie della vita con uno straordinario un cast di bambini.
Di Gabriele Lingiardi
Chi non ha mai provato stress nell’organizzare una festa o aspettando gli ospiti? È proprio l’attesa di un lieto evento a permettere che subentri l’ansia. Quando le persone si accolgono con amore, si vuole che tutto sia perfetto. Di amore parla Totem – Il mio sole un film messicano che propone un’esperienza poco narrativa e tanto di realtà. Ci accompagna, attraverso gli occhi di una bambina, all’interno di una famiglia non estesa, bensì stretta per far fronte agli eventi.
La piccola Sol arriva a casa dei nonni, lì trova le zie, i cugini e suo padre in fin di vita per un tumore. La festa è per lui, tutti sanno che sarà l’ultima, a meno di un miracolo. La bambina ancora non se ne rende conto. Vissuto in superficie Totem – Il mio sole parla dell’accompagnamento alla morte, sia del malato che delle persone che vi sono intorno. Invece la regista Lila Avilés ha uno sguardo più profondo. Spesso riesce ad emergere (seppur faticando talvolta ad appassionare nella prima ora) grazie a un finale travolgente e rivelatore.
Con inquadrature lunghe e camera a mano, la regia adotta uno stile quasi documentaristico per riprendere un qualcosa di impossibile da descrivere a parole. Ovvero come l’approssimarsi della fine. Ci sono problemi economici, superstizioni (prima della serata la casa viene bonificata dagli spiriti maligni), fragilità che esplodono (l’alcolismo della sorella). Di fronte all’angoscia più soffocante emerge però un qualcosa che la cinepresa riesce a inquadrare bene più di quanto si farebbe ad occhio nudo. È l’amore che anche una vita sulle soglie della morte riesce a generare. La festa di compleanno diventa per il malato un funerale in vita. Vinti gli impedimenti fisici e la voglia di restare nascosto in camera, l’uomo si presenta agli amici e viene travolto da un grande saluto che lo avvolge. È lui che ha unito, anche solo per qualche ora, le esistenze fragili di persone semplici. Ha generato un caldo abbraccio. “Quanto amore”, dice osservando la compagnia. La stessa cosa dirà lo spettatore constatando il sentimento con cui l’autrice ha messo in scena questa storia.
Temi: amore, morte, accompagnamento, famiglia, infanzia, malattie terminali, speranza.