The Whale si svolge tutto in una casa e in una settimana: un microcosmo che diventa un mondo intero e che inonda di emozioni e di sentimenti buoni.
Di Gabriele Lingiardi
“The Whale”, il nuovo film di Darren Aronofsky, fa venire voglia di essere delle persone più gentili. Ci riesce grazie a Brendan Fraser, l’attore belloccio degli anni 2000 (era l’eroe della celebre saga “La mummia”), messo ai margini nell’ultimo decennio. Ritorna qui con la miglior interpretazione della sua carriera. Dà vita a Charlie, un insegnante di inglese gravemente obeso. Ha una settimana per farsi curare prima che il suo corpo ceda. Lui non ci pensa, vuole trascorrere in casa quelli che ha accettato essere i suoi ultimi giorni accompagnato da una sua amica infermiera, un missionario che ha bussato alla sua porta e sua figlia, Ellie, con cui aveva rotto ogni rapporto. Riusciranno a convincerlo a salvarsi?
Come con “The Wrestler”, Aronofsky prende un attore considerato finito (lo fece anche con Mickey Rourke) e costruisce il personaggio intorno al suo suo carattere. Fraser recita soprattutto con gli occhi sotto un impressionante trucco. Incorniciato nel formato quadrato dell’inquadratura, Charlie è difficile da guardare per il suo corpo a cui non siamo abituati. Si finirà man mano a non riuscire più a togliergli gli occhi di dosso.
È un passaggio dall’orribile giudizio estetico in cui tutti cadiamo involontariamente, all’empatia umana permesso proprio dal film. Anche solo per questo meriterebbe di essere “provato” da tutti come se fosse un termometro che misura la nostra capacità di essere persone emotivamente sane. “The Whale” colpisce però per come vada all’estremo in tutto, anche a costo di perdere talvolta l’equilibrio drammatico.
Un po’ come il suo protagonista, che sembra un’enorme balena incastrata nella scenografia, la storia si svolge interamente in una casa. Nelle inquadrature prevale il corpo, nella sceneggiatura la poesia. L’incontro tra queste due dimensioni porta al cinema ciò che spesso viene sacrificato per una ricerca artistica e autoriale più elegante, ma spesso fine a se stessa. È un invisibile che qui viene catturato in immagine: l’anima.
Temi: corpo, anima, famiglia, morte, vita, dolore, relazioni, obesità, salute, cura