Non è semplice parlare di depressione. Si rischia di banalizzare la condizione raccontandola come una semplice tristezza, una malinconia senza causa. È difficile da rappresentare a chi ha avuto la fortuna di non conoscerla; perciò parlandone si tende a semplificare, a ridurre in poche parole o immagini il disturbo.
Di Gabriele Lingiardi
Quando accade si fa più male che bene. “The Son” di Florian Zeller si avventura in questo terreno impervio. L’autore teatrale, da poco regista cinematografico, non è nuovo a sfide del genere. Con il suo precedente “The Father” aveva ricreato con i mezzi del cinema lo spaesamento della demenza senile (le scenografie cambiavano facendo perdere il senso dell’orientamento), mentre la sceneggiatura lavorava su una comprensione delle emozioni di chi accompagna gli anziani nel processo degenerativo.
Questo secondo capitolo della trilogia sugli ostacoli della vita famigliare (manca “The Mother” all’appello) racconta di Peter uomo d’affari benestante che vive con la compagna a New York con cui ha appena avuto un bambino. Anne, sua ex moglie, si presenta alla sua porta preoccupata: il primo figlio, Nicholas, non sta più andando a scuola, ha un’oscurità che lo tormenta e ha espresso il desiderio di passare del tempo con il padre per rimettere a posto i suoi tasselli emotivi.
“The Son” abbraccia il suo impianto teatrale affidandosi agli attori Hugh Jackman e Vanessa Kirby, e al giovane Zen McGrath. I genitori, completamente disarmati, cercano di scuotere il figlio con tante parole, tanti principi e tanto amore. Basteranno? Il film, come “The Father”, brilla quando riesce a comunicare l’impotenza di chi cerca di assistere una persona depressa, mentre fatica purtroppo a farci entrare nella mente del ragazzo.
L’intreccio apre a molti dibattiti; non vuole insegnare e nemmeno informare, semmai provare a portarci all’interno di una situazione. Meno raffinato del precedente, The Son fa qualche scivolone nel lacrimevole che non aiuta ad abbracciare la complessità del tema. Il testo resta però un interessante spunto di discussione. Da prendere per le domande che lascia più che per ciò che dice. Da valorizzare in proiezioni accompagnate da esperti.
Temi: depressione, famiglia, genitorialità, padri, figli, divorzio, suicidio, adolescenza