di Gianluca BERNARDINI
Mentre i giornali in questi giorni titolano che in sei mesi in Italia si è avuto un crollo delle nascite, esce nelle sale, dopo essere passato in concorso all’ultimo Festival di Venezia, «Piuma», l’ultimo lungometraggio di Roan Johnson, che ci narra una storia di gravidanza. Quella di Cate (Blu Yoshimi) e Ferro (Luigi Fedele), due diciottenni innamorati che si trovano davanti a una responsabilità più grande, forse, del loro stesso amore. Mentre l’una, dopo che la madre l’ha lasciata per ritornare in Romania, sembra più matura perché ha dovuto affrontare molte difficoltà, tra cui un padre (Francesco Colella) «senza spina dorsale», l’altro più spensierato e superficiale (deve andare o no in vacanza con gli amici dopo la maturità?), ha sì due genitori (Sergio Pierattini e Michela Cescon), apparentemente più avveduti, ma alle prese con le loro questioni «vitali». Che fare, se non abbandonarsi all’ottimismo dell’età dell’incoscienza? Si gioca su questo registro il film che, prendendo spunto dal genere della commedia italiana (molto romana), tratta un tema importante come quello della nascita di un figlio, con le attese e le paure che essa genera in tutti gli individui, adulti o giovani che siano. Le stesse del regista e degli sceneggiatori che hanno voluto raccontarle (esorcizzarle) attraverso una sorta di leggerezza (la metafora delle papere e dell’acqua): quella con cui Ferro e Cate sembrano solcare «il mare» dell’esistenza. Qui nessuno è «pronto» a fare nulla, né i due ragazzi a fare i genitori, né gli adulti a diventare nonni. Eppure grazie a questo «imprevisto», tutti sembrano crescere più forti di fronte ad una «chiamata». Quella della vita, appunto, che sempre ha in sé motivi per cui preoccuparsi, ma anche speranze «nuove» a cui potersi aggrappare. E non è poco crederci, al giorno d’oggi, nonostante tutto. Anche se si è giovani.
Temi: adolescenza, gravidanza, responsabilità, genitorialità, adulti, amicizia, amore, vita.