di Gianluca BERNARDINI
Mentre c’è chi invoca il suo ritorno in Italia, Gabriele Muccino arriva nelle sale con «Padri e figlie», il suo nuovo film «made in Usa». Un nuovo melodramma che arriva a toccare le corde del cuore con la storia di Kate, una bimba di 5 anni (egregiamente interpretata da Kylie Rogers), che a causa di un incidente stradale nel 1989 perde la madre e si ritrova a crescere con il padre Jake (il grande Russel Crowe), famoso scrittore, affetto ora da una psicosi maniaco-depressiva e che fatica a svolgere nel migliore dei modi la propria attività e il ruolo di genitore, nonostante tutti gli sforzi possibili. Venticinque anni dopo vediamo Kate (Amanda Seyfried) fresca di laurea in psicologia, incapace di legarsi a qualcuno ma sensibile alle storie simili alle sue (paradigmatiche) per cui si sente chiamata a trovare a tutti i costi una soluzione. Vive sola a New York in un dignitoso appartamento, frutto dell’ultimo successo del defunto padre: il romanzo pubblicato postumo (e vincitore del premio «Pulitzer») «Padri e figlie», il racconto della loro vita. Muccino si sposta continuamente, con maestria ormai acquisita, sui due piani temporali in cui i dettagli della storia vengono man mano posti sullo schermo. Più che il dramma del dolore di una piccola rimasta orfana «troppo presto», è l’impossibilità dei «grandi» di mantenere in assoluto le promesse nei confronti dei più piccoli quando, purtroppo, si presentano le imprevedibilità della vita. Questo, forse, è il vero tema su cui si gioca tutto il film. Nonostante la buona volontà e tutti gli sforzi possibili, che restano, la presenza o assenza (in assoluto la morte) di determinati «fattori» mettono in gioco la nostra fiducia nei confronti del futuro, dell’amore e della stessa esistenza. Come far sì che ogni cosa acquisti «un senso» e un ostacolo possa diventare occasione per diventare «più forti»? Partendo da una sceneggiatura originale di Brad Desch, Muccino si addentra nei meandri dell’umana psicologia (interessanti i giochi rapidi di camera da campi lunghi a cortissimi) mettendo in luce le paure di sempre calate in una storia davvero ben confezionata. Forse un po’ troppo «americana».
Temi: famiglia, dolore, lutto, paure, amore, fiducia, rapporto genitori-figli.