All’inizio di “Nessuno deve sapere” sembra di essere in un passato indefinito. L’ambiente rurale delle isole di Lewis e Harris accompagna questo minimale romanzo d’amore e di isolamento.
Di Gabriele Lingiardi
Phil è un uomo di mezza età burbero e dalla corporatura imponente. Sembra fragilissimo però quando, colpito da un ictus, giace a terra vicino al mare. Riesce a salvarsi, ma perde la memoria. Lo aiuta Millie, interpretata con intensità da Michelle Fairley. La donna è la figlia del datore di lavoro di Phil e sostiene di essere stata sua amante per qualche mese prima della perdita della memoria. Seguendo un grande topos della commedia romantica, ovvero la coppia che deve ricominciare da capo la propria relazione, Bouli Lanners (qui regista e interprete) trova uno spazio di riflessione sul tempo della vita. Si spiega così l’impressione di essere in uno spazio fuori dal tempo, fatta eccezione per alcuni cellulari che compaiono di tanto in tanto o le automobili moderne. Quello che conta in questo film è però per certi versi più essenziale. Guardare l’orizzonte e godersi il momento come se fossimo in un piccolo limbo da cui molti partiranno presto. Così “Nessuno deve sapere”, il cui titolo allude alla relazione segreta e ambigua tra i due, diventa un film sui desideri e i non detti. Un bell’esempio di un amore sulle soglie, consumato in tarda età, che contribuisce a nostalgiche riflessioni sui giorni che ci sono dati. Il suo merito principale è quello di aprire i piccoli eventi quotidiani a una dimensione spirituale. La religione entra nella vita dell’isola a scandire il ritmo. Non c’è nessuno che sia interiormente malvagio, ci sono solo desideri, a volte repressi, il più delle volte nascosti agli altri, che causano errori ed incomprensioni. Nonostante un ritmo disteso, forse un po’ troppo, l’invito a vivere nel presente con intensità si riassume in un’immagine efficace di due mani strette in un momento di lutto.
Temi: amore, memoria, isolamento, ricordi, morte, cura, giudizi, seconde possibilità