Claudio Caligari usava il titolo “Amore tossico"per raccontare il dramma dell’eroina. Lo stesso ossimoro è al centro di Mia, il nuovo film di Ivano De Matteo, su due tipi di amore: quello violento e manipolatorio e quello paterno.
Insieme a Valentina Ferlan firma una sceneggiatura che non lascia scampo. È guidata dalla missione di informare e aprire gli occhi: tra gli adolescenti possono esistere abusi, relazioni ossessive e possessive che diventano una prigione da cui è difficile uscire. Edoardo Leo interpreta Sergio, un infermiere che vede sfiorire di fronte agli occhi la figlia Mia, assorbita da una prima storia d’amore che si trasforma in violenza fisica e psicologica.
Cosa possono fare i genitori per penetrare nel muro di incomunicabilità, nata da questo dolore nascosto, e salvarla? Per prima cosa, dice il film, bisogna conoscere per accorgersene. Così la visione diventa un’esperienza totalizzante anche per lo spettatore. Un plauso va all’esordiente Greta Gasbarri che riesce a ottenere il giusto realismo nella sua performance. Mai allusivo, il film non si risparmia nel dramma anche a costo di eccedere.
L’allarme che lancia gli sta più a cuore della compostezza della messa in scena. Nonostante i personaggi non siano pochi (oltre a mamma e papà ci sono le amiche della ragazza e i colleghi dei genitori) traspare la solitudine con cui ciascuno deve affrontare le proprie difficoltà. Essere distanti, senza la solidarietà degli enti educativi (la scuola, lo sport) e sociali (il sistema di giustizia, l’assistenza psicologica), crea un terreno fertile per la radice degli abusi. Il sorriso di Mia cambia, insieme ai vestiti e al colorito del volto, come un SOS che si origina sotto pelle.
Così Mia più che un film da ammirare in sala è lo strumento per un obiettivo diverso. Serve infatti per innescare dibattiti, per mettere in primo piano delle situazioni reali troppo poco raccontate dai media. Si raccomanda la visione in cineforum, con l’accompagnamento di un esperto.
Temi: dipendenza affettiva, abusi, manipolazione, violenza, adolescenza, revenge porn, solitudine, incomunicabilità