di Gianluca BERNARDINI
Come si può vivere un’esistenza senza amore, soprattutto senza manifestazioni di affetto? Una domanda difficile con una risposta alquanto complessa. Prova ad affrontarla Gianni Amelio con il suo ultimo film «La tenerezza». Un nome, un sentimento a volte quanto mai disatteso. Ne sa qualcosa Lorenzo (Renato Carpentieri), uno scorbutico avvocato ormai settantenne che dopo un infarto torna dall’ospedale nella sua bella casa nel centro di Napoli. Ad attenderlo una sorpresa: una nuova famiglia proveniente dal Nord. I suoi nuovi vicini di casa, Elena (Micaela Ramazzotti) e Saverio (Elio Germano), sono appena venuti ad abitare in città insieme ai loro due figli. Sembrano persone serene e tranquille con i quali Lorenzo incomincia ad intrattenere una bella relazione di conoscenza e amicizia. Il sorriso sembra tornare sul volto cupo dell’anziano che, rimasto ormai vedovo da diversi anni, non ha più alcun rapporto con i propri figli Saverio (Arturo Muselli) e Elena (Giovanna Mezzogiorno). Qualcosa si è interrotto nel tempo. Ci sono dolori che hanno lasciato un segno e spento ogni dolcezza. L’unico interesse per cui Lorenzo si spende è il nipotino Francesco che il nonno sottrae alle ore di scuola per trascorrere del tempo con lui ed educarlo «alla sua maniera». Quando però la vita sembra riprendere forza un tragico evento riporterà l’avvocato dentro i giorni dell’amarezza e della sofferenza, fino a riprendere in qualche modo in mano tutto il suo passato. Il regista calabrese, che si è ispirato al romanzo «La tentazione di essere felici» di Lorenzo Maraone, mette in scena una storia di dolore complessa, fatta di «non detti», tuttavia, più che eloquenti. Anche se non tutto è così chiaro (come del resto accade nella vita), «questo» è raccontato con vera maestria, grazie anche alla straordinarietà degli attori messi in campo (il protagonista in assoluto). Amelio sa, infatti, indagare bene nell’animo umano, scavando nel profondo e lasciando emergere quei sentimenti celati che, nel bene o nel male, prima o poi si rendono palesi. A volte senza ragione, ma mai, presumibilmente, senza giustificazione. C’è sempre un perché, dimenticato, sconosciuto o volutamente nascosto. Così come è un dato di fatto che ciascuno desidera, nonostante tutto, essere felice. Dimenticando, però, molte volte, come cita il film, che «la felicità non è una meta da raggiungere, ma una casa a cui tornare».
Temi: paternità, figliolanza, famiglia, vecchiaia, dolore, morte, tenerezza, felicità.