di Gianluca BERNARDINI

1-117256

Thierry (Vincent Lindon, in una interpretazione magistrale che gli ha valso il premio come miglior attore all’ultimo Festival di Cannes) è un uomo di mezz’età francese, sposato e con a carico un figlio disabile (bellissimi i quadri di vita familiare), che ha perso il lavoro da circa venti mesi. Dopo corsi frustranti (e costosi) per ricollocarsi, colloqui di lavoro demoralizzanti (anche via Skype), nonché consigli «spietati» dalla banca (mettere in vendita la propria casa, per avere più liquidità, o pagare un’assicurazione sulla vita, per dare una certa sicurezza alla famiglia) accetta un lavoro come «sorvegliante antitaccheggio» in un ipermercato. Proprio qui Thierry che è un uomo semplice, tutto d’un pezzo, di poche parole e molti fatti, viene messo alla prova nella sua «dignità». Ma fin dove arriva la giustizia e dove si innesca, invece, la disumanità? Fino a che punto è possibile accettare i principi della libera legge del mercato (gioco tra domanda e offerta) senza che arrivino a intaccare la propria coscienza? «La legge del mercato» è quanto mai attuale: di fronte a una nuova classe lavorativa straziata dalla crisi sembra valere il solo principio del più forte o del più ricco. Una vera e propria disuguaglianza che Stéphane Brizé mette ben in mostra in un racconto asciutto e senza sconti. Una reale denuncia nei confronti del mondo del lavoro che non lascia spazio alla persona e soprattutto a tutto ciò che si riveste di umanità. Ma come è possibile vivere da uomini e donne senza solidarietà e perdono? Sono solo norme «cristiane» o piuttosto principi morali che valgono per tutti? Un film che mette sul tavolo diverse questioni che rischiano di essere nascoste ai più finché non ci toccano da vicino, ma come dice Thierry (e dobbiamo ben tenerlo presente): «Non sono mica l’unico». Un film da tener considerare a ridosso del Convegno ecclesiale di Firenze e soprattutto per l’Anno giubilare sulla misericordia.  

Temi: famiglia, lavoro, mercato, crisi, disuguaglianza, misericordia, umanità, dignità.