Guillermo del Toro realizza un film cercato da più di 20 anni di carriera e ne fa un'opera stilisticamente importante oltre che profondamente inserita nelle sue ossessioni tematiche. Un bel film, non per tutti, da non perdere!
Di Gabriele Lingiardi
Dopo il premio Oscar per “La forma dell’acqua” Guillermo del Toro torna alla regia con La fiera delle illusioni. Remake di “Nightmare Alley”, film del 1947 considerato una rarità a lungo dimenticata, la nuova versione conserva in tutto e per tutto l’atmosfera del passato. Ombre lunghe e luci soffuse danno un’atmosfera noir appassionante. Stanton Carlisle (Bradley Cooper) trova rifugio in un circo dove impara l’arte del mentalismo. Una truffa ben elaborata a scopo di intrattenimento.
Basta saper osservare pochi cenni e dettagli di una persona che assiste allo spettacolo per dare l’impressione di avere letto la mente o di essere in contatto con i loro cari defunti. Un trucco facile perché “la gente vuole raccontarsi”, come si dice ad un certo punto in questo film dalle tinte inquietanti (ma mai horror). Il regista, da sempre amante della mostruosità, indaga così il bianco e il nero dell’animo umano. Cadere nel male è un errore che si compie con estrema rapidità, anche quando si vuole fare il bene! Così succede a Carlisle, che fingendo contatti con gli spiriti, vuole consolare dal lutto i cuori affranti. Questa ricerca dell’ultraterreno innescherà una spirale di menzogne e di decisioni drastiche che lo porteranno alla dannazione.
La bella fotografia inquadra i personaggi come se fossero costantemente osservati da qualcuno di esterno. Un Dio che gli uomini credono di imitare ma, così facendo, dimostrano di non comprendere appieno. Come una tragedia greca il film parla della natura mostruosa che emerge quando si varcano confini morali ben tracciati. La corruzione del protagonista va in parallelo con la perdita dell’innocenza del circo. Una visione coerente con l’ambientazione a ridosso della seconda guerra mondiale dove le luci e ombre si mischiano perdendo i riferimenti di ciò che è giusto ed è sbagliato, e dove per sopravvivere si è disposti a tutto, anche a vendere l’anima un pezzo alla volta in nome del sogno del benessere.