Il nuovo film di Alice Rohrwacher è un film poetico su un'Italia degli anni '70 ricca di tesori nascosti, raggiunti dai tombaroli, sugli amori scomparsi e sugli spazi da occupare.
Di Gabriele Lingiardi
C’è un’inquadratura, ne La Chimera, che spiega molto del film. È una panoramica verticale, un movimento di macchina dall’alto al basso che parte dal volto di Arthur, il protagonista, ruota fino a mostrare i suoi piedi e continua il suo giro verso il basso per tornare sul soggetto mostrandolo a testa in giù. Una capriola cinematografica che incarna la peculiare atmosfera del film di Alice Rohrwacher. Quando il punto di vista è ribaltato ci sentiamo in un altro mondo. Un limbo tra i vivi e i morti come quello che vede l’Appeso del tarocco in locandina.
Questa storia di tombaroli, all’inizio degli anni ’80, si svolge così tra cielo e terra in un’Italia descritta come una terra piena di tesori del passato e intrisa di fantasmi. Sono beni dell’antichità che vengono depredati e venduti ai musei. Bellezze artistiche lasciate in dono ai defunti, smerciate dai vivi. Si dirà ad un certo punto nel film che non meritano di essere viste da occhio umano. La Chimera si muove tra la riproposizione di un amore impossibile, alla Orfeo ed Euridice, di un ladro di tombe inglese con la sua amata defunta e la fotografia di una nazione. Italia è anche il nome di una donna che vive con i suoi figli nascondendoli a casa di un’aristocratica insegnante di musica.
Lei incarna una vita che riesce ad attecchire ovunque, anche negli spazi pubblici che “non sono di nessuno… e quindi sono di tutti”. L’andamento poetico ai confini tra la poesia rurale e la brutalità della modernità (che emerge come fabbriche sullo sfondo) può non essere per tutti i gusti, ma la capacità di Rohrwacher nel creare simboli e immagini magnifiche è fuori discussione. Un film sulla memoria e sul nostro bisogno di passato, messo in scena attraverso volti che ricordano quelli dei dipinti antichi e con un senso di provvisorietà che permea tutto. Quando si apre una tomba ed entra l’aria fresca, tutte le pitture si rovinano. I tombaroli non le possono ammirare immacolate, il loro passaggio le cambia. Solo lo spettatore può farlo quando la regia lo porta, occhio immateriale, nei luoghi sigillati. È il dono di una visione impossibile.
Temi: passato, ricordi, memoria, antichità, amore, mondo contadino e modernità, arte.