di Gianluca BERNARDINI
C’è un posto nella vita che potremmo definire «il centro del mondo». È il luogo, forse, della nostra infanzia, quello dove siamo cresciuti, carico di ricordi e affetti, a volte persino combattuti. È il caso di Méjean, nei pressi di Marsiglia, un piccolo villaggio affacciato sul mare che ha visto protagonista la giovinezza dei tre fratelli Angela (Ariane Ascaride), Joseph (Jean-Pierre Darroussin) e Armand (Gérard Meylan) che si ritrovano dopo tanti anni tutti insieme nella casa natia a causa dell’ictus che ha colpito l’anziano padre. Ognuno ha avuto un suo percorso di vita: chi è diventata una famosa attrice, chi un aspirante scrittore e chi è rimasto a gestire, suo malgrado, il piccolo ristorante di famiglia. Quel posto diventa perciò l’occasione per fare i conti con la vita e con le proprie ferite, con i sogni infranti e le aspirazioni sospese, in quella fase dell’esistenza in cui si ha la profonda consapevolezza del tempo che passa e dei cambiamenti del mondo. Un mix di ingredienti, carico di melanconia, che Robert Guédiguian sa ben condire nel suo ultimo film, presentato con successo l’anno scorso al Festival di Venezia, dal titolo evocativo «La casa sul mare». L’approccio del cineasta francese, molto apprezzato ne «Le nevi del Kilimangiaro», ancora una volta non manca di speranza: l’arrivo di tre fratellini profughi, che il mare ha rigettato sulla spiaggia, riapre il cuore appesantito dalle ferite e ridona fiducia nel futuro. Che «la salvezza» arrivi da lontano? Sembrerebbe ancora una volta così: lo sguardo dei piccoli, speculare a quello dei tre protagonisti, ci rammenta che solo tenendo gli occhi fissi all’orizzonte e abbandonandosi all’accoglienza si possa sopravvivere alla «morte» sociale e personale. Più che uno schiaffo, un monito per non restare sulle difensive, con il rischio di chiudersi per sempre dentro destini cupi e rassegnati. Quando la vita è, di fatto, sempre un richiamo all’altrove. Da vedere per riflettere insieme su questo nostro «tempo», magari proprio durante il Sinodo minore «Chiesa dalle genti».
Temi: famiglia, fratelli, ricordi, speranza, futuro, nostalgia, immigrati, accoglienza, morte, vita.