di Gianluca BERNARDINI
Uscirà nei prossimi giorni nelle sale italiane un film tedesco che farà molto discutere per il tema trattato: le scelte «estreme» di una giovane ragazzina tratte del suo approccio con la fede. «Kreuzweg – Le stazioni della fede», vincitore dell’«Orso d’argento» per le sceneggiatura al 64° Festival di Berlino nonché del premio della «Giuria ecumenica», narra la storia di Maria (Lea Van Acken), una quattordicenne che si prepara a ricevere il sacramento della Cresima in un paesino a sud della Germania. Maria fa parte della «Fraternità di San Paolo» (chiaramente ispirata alla «Fraternità di San Pio X», fondata dal vescovo «tradizionalista» Marcel Lefebvre), una comunità cristiana chiusa che pensa di essere l’unica a essere rimasta fedele al vero nucleo della fede. Maria vive nel pieno della sua pubertà a contatto con i compagni che la deridono per le sue scelte e la sua «famiglia» (più che altro la teutonica madre, nel vero senso della parola) che non ammette sconti sulle possibili tentazioni che la vita moderna offre continuamente come una minaccia (come l’invito lusinghiero di Christian – Moritz Knapp -, alunno della sua scuola, ad assistere alle prove del coro della sua chiesa che canta addirittura «gospel»). Tra le lezioni di catechismo con padre Weber (Florian Stetter, magistrale nella prima scena) e le pressioni della madre (Franziska Weisz), Maria arriva ad abbracciare sempre più la via della santità (per la «guarigione» del fratellino di quattro anni cha ancora «misteriosamente» non parla) fino al sacrificio di sé (durante la celebrazione della Confermazione sviene sull’altare). Ad accorgersi sempre più delle scelte «estreme» di Maria sarà Bernadette (Lucie Aron), una ragazza alla pari francese che, pur condividendo la stessa fede, raccogliendone le confidenze cercherà di opporsi ai suoi «santi» desideri per salvarla. Attraverso 14 quadri o meglio 14 piani-sequenza per lo più da un angolatura fissa (rarissimi i movimenti di camera), paralleli alle 14 stazioni della Via Crucis, Dietrich Brüggemann mette in scena un vero e proprio «cammino verso il Golgota». Ciò che viene qui discusso, al di là del punto di vista scelto (la «Fraternità di San Pio X») che il regista dimostra di conoscere bene, con la sorella co-sceneggiatrice Anna, è ogni fondamentalismo religioso. Le domande poste, però, sono tante: dove arriva la «dottrina» che chiede obbedienza e in che modo si gioca la nostra fede? La vera fede libera o schiaccia? Cosa ci fa uomini e donne di fede? Ancora: quanto «Chiesa» sei seria? Stai diffondendo la fede con impegno e coerenza o sei una sorta di centro servizi che interessa per lo più pochi e fanatici? Un film non facile, ma di sostanza. Utilissimo per aprire un dibattito serio sul rapporto fede e vita.
Temi: fede, sacrificio, vita, santità, rapporto madre-figlia, educazione.