Il sol dell’avvenire è il film di Nanni Moretti che pensavamo di non poter veder più. Smessi i panni dell’alter-ego Michele Apicella, il regista e attore mette tutto se stesso in un nuovo personaggio dal nome autoreferenziale: Gianni (Nanni).
Di Gabriele Lingiardi
Il protagonista è un regista alle prese col suo nuovo film dedicato ad una piccola sezione del partito Comunista italiano nel 1956, durante la rivoluzione d’Ungheria. Silvio (Orlando) deve decidere se appoggiare la linea sovietica, o creare un dissenso solidale al popolo che sta subendo le violenze delle truppe sovietiche. A complicare tutto lo sciopero degli artisti del Cirkusz Budavari, giunto a Roma proprio dall’Ungheria, che chiede un’azione chiara. Dietro alla lavorazione di questo film si svolge una crisi personale e di coppia tra Gianni e Paola (Margherita Buy).
Marito e moglie che non vanno più d’accordo, ma anche un regista che si sente ormai isolato in un contesto sociale, politico e artistico che non gli appartiene più. Nanni Moretti riesce a far ridere come non faceva da tempo, riprendendo a mo’ di omaggio (o di aggiornamento moderno) molte sue scene cult. Omaggi autoreferenziali funzionali però a raggiungere quella dolcezza malinconica e un po’ irritata tipica dei suoi film migliori.
Se la prende contro la violenza estetizzata e mai problematizzata, in una sequenza che cita Io e Annie (con sorprendenti camei) e che è un trattato di analisi cinematografica. Questa volta trova il nemico nella superficialità, nell’improvvisazione, nelle piattaforme streaming e nelle scarpe sabot. Si sente vecchio e un po’ brontolone, ma rivendica con energia il diritto e la gioia di essere così. Inadeguato, fuori tempo, affezionato ai propri rituali, ma convinto dei propri ideali. È questo alla fine che conta.
Così Il sol dell’avvenire inizia come commiato, una postilla alla sua filmografia. Finisce esattamente all’opposto. Gridando ancora la voglia di esserci, di camminare e di battagliare, con gli amici di sempre e con il proprio stile. Moretti non faceva un film così morettiano dal 1998.
Temi: storia italiana, ideali, comunismo, modernità, cinema, violenza, circo, appartenenza