di Gianluca BERNARDINI

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Chi non è mai stato affascinato dalle favole da piccolo? Chi di noi non si è lasciato incantare da antichi racconti che l’hanno portato verso mondi lontani, fantastici o incantati? Forse per questo Matteo Garrone, affascinato dal ricordo delle favole napoletane, «Lo cunto de li cunti», di Giambattista Basile (1575-1632), si è voluto cimentare questa volta in un’opera ambiziosa come «Il racconto dei racconti», presentandolo al Festival di Cannes. Un film con un cast internazionale, girato in lingua inglese (per ragioni di mercato), sorprendente fin dalle prime immagini. Suddiviso in tre episodi, che si intrecciamo solo leggermente l’uno con l’altro, il film ci porta nel 1600, tra scorci italiani davvero incantevoli, per narrarci di una regina triste che non riesce ad avere un figlio e farebbe qualsiasi cosa pur di diventare madre, di un re affamato continuamente di «carne fresca» per poter soddisfare le sue voglie e di due sorelle ormai anziane che desiderano tornare indietro nel tempo. Anche di una principessa che il padre deve dare in sposa a un orribile orco dopo aver perso un’improbabile scommessa. Una narrazione complessa che mette insieme il fantastico, con l’horror, fino a raggiungere il sentimento e il drammatico tanto da rendere il film un’opera così «originale» e moderna allo stesso tempo. Chi era abituato al Garrone di «Gomorra» o anche di «Reality» (sebbene non mancasse un richiamo all’onirico), qui si troverà piuttosto spiazzato: cercherà di capire il nesso, di trovare gli agganci con il mondo reale o di capirne, in ultima analisi, la morale. La scelta, fatta dal regista partenopeo, forse, ci dice già un’intenzione (oltre che provare il pubblico per un progetto più grande che metta in scena gli altri racconti, magari creando proprio una «serie televisiva»): indagare le miserie dell’umana impotenza. Anche quella di chi pensa di governare se stesso e il mondo che gli sta attorno, a suo totale piacimento. Se da una parte i desideri degli uomini (anche quelli dei re o delle regine) sembrano infiniti e senza limiti, la realtà umana è ben altra cosa. Se tutto sembra disponibile, tutto ha un costo e a volte il prezzo è davvero caro. Un film per «fantasticare» o forse per ricordarci, chi più chi meno, quello che in fondo siamo (che rischiamo?) e che forse troppo spesso dimentichiamo: viziosi e viziati.

Temi: desiderio, amore, giovinezza, figliolanza, maternità, potere, vizio, impotenza, caducità.