di Gianluca BERNARDINI
Se qualcuno pensasse di andare a vedere questo film perché si parla di omosessualità e possibile genitorialità per persone dello stesso sesso si sbaglia. O meglio se ne parla pure, ma non è questo il tema centrale dell’ultimo film di Fabio Mollo «Il padre d’Italia». Paolo (Luca Marinelli) ha trent’anni, vive a Torino e ha un lavoro fisso in un megastore dell’arredamento. È stato abbandonato dalla madre da piccolo in un orfanotrofio, è gay, introverso e disperato, dopo che si è lasciato con il compagno, ma soprattutto Paolo è un «buono». Una sera in un locale «insolito» incontra Mia (Isabella Ragonese), una ragazza sui generis che, incinta, non sembra sapere bene cosa fare della propria vita e non vuole nemmeno raccontare la «verità». In un momento di disperata solitudine il giovane decide di occuparsi di lei, prima offrendosi di accompagnarla a casa, poi intraprendendo un viaggio verso sud fino ad arrivare in Calabria dalla famiglia della giovane. Dentro l’assurdità della sua scelta e dell’incertezza estrema, Paolo compie un viaggio dell’anima alla ricerca di sé. Quello che forse ha sepolto da tempo, insieme al sorriso e la parola, e che grazie a Mia è riemerso fortemente dentro la ricerca di un senso nonché di una meta («Cosa veramente voglio? Cosa mi manca? Cosa in fondo mi blocca?»). È in questa incertezza sul proprio futuro che il regista gioca l’intero racconto. Futuro che a volte sembra non avere via d’uscita (la disperazione), altre mette paura (come nuotare), altre ancora fa invece sognare persino l’impossibile (la foto di famiglia alla Cresima della nipote di Mia che li vede tutti stretti, felici e uniti sembra volerlo almeno immortalare per un attimo). Il regista non ha timore a porre perciò una di quelle domande esistenziali che interrogano la coscienza, soprattutto su cosa è bene o male, cosa è naturale e cosa invece contro natura: «Quando ti capita qualcosa, tu sai subito se è giusta o sbagliata?». Poiché è l’esperienza, infatti, che ti mette di fronte alla realtà dei fatti e al giudizio. Ed è questa che in fondo, nel bene e nel male, fa sempre crescere. A volte cogliendo «la vita» (anche la «nuova vita» che Mia ha in grembo) che ci sta innanzi come un «miracolo», pensando, come ci suggerisce lo stesso Mollo, che «il miracolo per definizione è sempre contro natura». Come se fosse una «rinascita».
Temi: futuro, ricerca, crisi, solitudine, gravidanza, genitorialità, omosessualità, viaggio, rinascita.