Ci sono amicizie che, agli occhi degli altri, risultano incomprensibili per la diversità di carattere e personalità che le contraddistingue, ma che durano una vita, per la loro forza e resilienza.
Di Gianluca Bernardini
Come quella tra Arthur (Fabrice Luchini) e César (Patrick Bruel), protagonisti di «Il meglio deve ancora venire», l’ultima commedia degli equivoci (voluti) che i registi, nonché autori, Matthieu Delaporte e Alexandre De La Patellière, mettono in scena dopo il successo di «Cena tra amici» (2012). Una storia che attinge molto dal loro vissuto e che, nella stravagante coppia di amici, rivive uno dei momenti forse più difficili, quando, con il passare degli anni può sopraggiungere un problema di salute che rischia di porre fine al loro rapporto. Succede così, infatti, ad Arthur e César che, a seguito di un eclatante malinteso, si convincono entrambi che l’altro abbia una grave malattia. Passano perciò i loro giorni nel tentativo di riprendersi il tempo perduto tra momenti di leggerezza e altri, più drammatici, in cui si vuole aggiustare l’irreparabile, prima che sia troppo tardi. In un contesto di famiglie disfunzionali, la relazione fraterna sembra però rinvigorirsi nonostante «l’inganno» e nemmeno un momento di crisi riuscirà ad abbattere il desiderio di immortalità che solo la «vera amicizia» sa custodire sempre con rigore. Non per nulla così affermano gli autori: «“Il meglio deve ancora venire” è un film sull’amicizia e sulla morte, ma è soprattutto, ci auguriamo, una buffa celebrazione della vita, con tutto quello che ha di crudelmente ironico e di terribilmente bello». Che dire di più? Da vedere.
Temi: amicizia, malattia, resilienza, relazione, amore, morte, vita.