di Gianluca BERNARDINI

Daniel Mantovani (Oscar Martínez, Coppa Volpi come miglior protagonista all’ultimo Festival di Venezia) è un famoso scrittore argentino, premio Nobel per la letteratura, che vive a Barcellona. Da tempo non riesce più a scrivere nulla, non accetta più nessun invito, ma quando ne arriva uno dal suo paese natio decide di partire. Al suo arrivo viene accolto in maniera trionfale, tanto da riuscire a commuoverlo. Salas, il paese da cui era fuggito, vuole consegnargli la medaglia di «cittadino illustre». Sono passati più di quarant’anni, ma tutto sembra essere come prima. Gli amici di un tempo, l’antico amore, la semplicità di un popolo che hanno ispirato molti dei suoi racconti, ma anche l’ignoranza, le tante criticità, le incolmabili differenze che alla fine l’avevano spinto a fuggire. Tutti aspetti ben descritti dai due registi Gaston Duprat e Mariano Cohn ne «Il cittadino illustre», un film dove i registri della commedia (la presentazione omaggio in PowerPoint è sensazionale) e del dramma sono mischiati con sapiente maestria. Se da una parte l’arrivo per Daniel si mostra pieno di buoni auspici (con tanto di banda e monumento a lui dedicato), la permanenza in paese gli rivelerà ben presto la violenza, lungamente sedimentata, di chi in diverso modo si è sentito offeso o tradito dai suoi scritti. Mentre lui si arrabbia per tanta ipocrisia, il popolo non è da meno di fronte alla sua tracotanza o supponenza. Eppure, la gente di Salas non è stata la fonte del suo successo? E Salas stessa non deve essere orgogliosa di aver dato i natali a un personaggio così famoso? Si gioca su questi quesiti il film e sull’onestà di fondo che anche un’artista, per essere tale, deve mantenere. Anche se la difesa dello «stato dell’arte», a volte, qui si mischia con un pizzico di orgoglio che il successo, del resto, non fa mai mancare. Un film raffinato, ironico e a tratti divertente. Per una piacevole serata oppure da cineforum.

Temi: arte, letteratura, successo, crisi, paese, orgoglio, ipocrisia, memoria, storia.