Arriva nelle sale "Nezouh - Il buco nel cielo", un film delicato sulla guerra in Siria, presentato al Festival di Venezia.
Di Gabriele Lingiardi
“Hai mai visto un film Siriano dove nessuno muore?” Chiede Amer a Zeina in “Nezouh – Il buco nel cielo”. In effetti questa nuova opera di Soudade Kaadan, già regista di “Il giorno che ho perso la mia ombra” è un raro film di guerra senza morte. Eppure c’è una costante impressione di limbo, un’esistenza sospesa tra retorica magia e dura realtà, in un territorio devastato come le anime che ci vivono.
Loro due sono due bambini siriani, vicini di casa, cresciuti tra le bombe. Lei è alle porte dell’adolescenza. Lui è un appassionato di video, resta avvinghiato alla sua cinepresa per poter vendere e far conoscere al mondo le immagini di guerra. Una bomba squarcia il tetto della casa di Zeina. Il padre Motaz insiste per restare e ricostruire. Le donne della famiglia, rimaste lucide, tentano una disperata fuga. Presto infatti Damasco cadrà.
Nezouh è una parola araba che indica lo spostamento di anime, acqua e persone, un passaggio dalla luce e all’oscurità. Si gioca spesso con questa trasformazione. Il cielo diventa mare desiderato su cui ribalzano i sassi lanciati dalla finestra. La vita resiste, come una leopardiana ginestra alle pendici del Vesuvio sterminatore. La regia ricerca di una poesia nell’orrore, usa l’umorismo per attenuare il dramma rendendolo adatto anche ad una visione per le classi di scuola superiore. Restano durissimi gli interrogativi, dalla prospettiva di noi europei.
Vorremmo che i protagonisti fuggissero, ma siamo disposti ad accoglierli? Pensiamo che sia importante documentare la guerra, ma quante informazioni servono in più per smuoverci dall’apatia? Così “Il buco nel cielo” dà il sentimento di un popolo che si sente abbandonato, diviso, e ferito. Allora non c’è molto da perdersi nella contemplazione delle belle immagini fiabesche. Il buco nel tetto è come una ferita nella carne. Questa storia senza morte, mette in scena persone che respirano e sopravvivono senza però vivere.
Tema: guerra, Siria, immigrazione, casa, donne, adolescenza, famiglia, fuga.