Sundance Festival, poi FESCAAAL e infine in sala. Arriva in Italia il film di Babak Jalali grazie a Wanted Cinema: un bianco e nero delicato e suggestivo che ci porta in California con la coppia Anaita Wali Zada e Jeremy Allen White. Per parlare, sì, di immigrazione, ma soprattutto di solitudine, di futuro e di speranza.

Di Gabriele Lingiardi

Fremont

Cosa ci vuol dire veramente chi scrive i messaggi dei biscotti della fortuna? Nella tradizione sono un augurio che dovrebbe avere lo scopo di orientare il pensiero verso orizzonti positivi, a volte sono un invito all’azione, a recuperare legami. Nel caso di Fremont, sono una richiesta di aiuto.

La protagonista del film è infatti Donya, una donna afghana, ex traduttrice per l’esercito americano che lavora a San Francisco in una fabbrica di biscotti della fortuna. Viene promossa a “scrittrice” dei bigliettini messi al loro interno. Nutrendo una speranza indefinita, che nemmeno lei riesce a identificare, scrive la sua solitudine e delega al messaggio nascosto la possibilità di tornare a sognare. Qualcuno lo troverà. Fremont (il titolo è il nome della città dove abita Donya) è un film senza un vero e proprio centro. Si alternano sequenze nello studio di uno psicologo appassionato di Zanna Bianca con il senso di estraneità nella vita sociale della donna e la conseguente fredda ricerca di relazioni. Il bianco e nero è bellissimo, anche se non troppo utile ai fini narrativi. Queste scene che spesso appaiono poco legate tra di loro vanno a mostrare un mosaico nella vita di una migrante. L’ironia è sottile, ma molto presente. Come in un film di Kaurismäki si ride con malinconia. È una comicità basata sull’enfasi riposta nei luoghi sbagliati. Ad esempio: il datore di lavoro elogia la scrittura dei messaggi motivazionali come se fosse una forma di letteratura alta e importantissima per il mondo!

Il cameo di Jeremy Allen White, attore americano sulla cresta dell’onda, è insolito per un film “piccolo” come questo. La sua presenza è però fondamentale: quando appare le trame iniziano a convergere, la storia riprende le fila e prova a fare in modo che queste diventino una visione del mondo. Sicuramente lo diventano per la sua protagonista, che resta un’interessante variazione sul tema dell’orientarsi in una terra nuova. La sua ricerca della felicità diventa un abbandonarsi a tutto quello che le giornate le presentano davanti, ma è grazie al modo attivo con cui lo fa, ovvero leggendo ogni cosa, anche la più inutile, come un segno, che il film riesce a trovare la sua originalità.

Fremont

Temi: ricerca della felicità, migrazione, solitudine, alienazione, fortuna, caso, destino, amore, amicizia