di Gianluca BERNARDINI
Una macchina corre all’impazzata in mezzo ai campi inseguendo una lepre, tra urla e schiamazzi. Alla guida, sulle ginocchia del padre, c’è un bimbo, accanto e dietro (perfino nel bagaglio!) altri giovani e adulti. Inizia così «Codice criminale» di Adam Smith, per dirci, a mo’ di prologo, quello che andremo a vedere: ovvero la storia di «un clan criminale», cha adora il rischio all’inverosimile, fuori da ogni regola civile, tranne una: l’onore e l’amore per la famiglia. Questa è la storia di Chad Cutler (Michael Fassbender), cresciuto alle dipendenze del «patriarca» Colby (Brendan Gleeson), che vive insieme alla moglie e ai suoi due figli in un campo di roulotte, a sud-ovest della Gran Bretagna. Cresciuto sotto «la religione» del padre (che non manca di predicare), lontano da ogni forma di istruzione (non sa neppure leggere) e da ogni contatto con gli altri umani «normali», se non per depredarli, Chad sogna un futuro alquanto diverso per la sua famiglia. Tanto che i suoi piccoli iniziano a frequentare la scuola. Soprattutto a Tyson (Georgie Smith), che ormai ha sette anni, vorrebbe far conoscere un mondo «altro». Il vecchio Colby, che inizia ad intuire il disagio del figlio, farà di tutto per ostacolarlo. Ispirato al film di Kusturica «Gatto nero, gatto matto», nonché a fatti realmente accaduti, il regista inglese, con questa sua prima opera in ambito cinematografico, ci porta dentro un microcosmo del tutto particolare dove alla violenza esternata, che ci allontana, corrisponde un «groviglio» affettivo all’interno di questo nucleo familiare che ci rende così vicini, forse come mai avremmo pensato. L’uomo, difatti, è sempre uomo, anche quando, a volte, cede ai suoi istinti più brutali e animaleschi. Non per nulla Chad, con la sua voglia di redenzione, provoca la nostra simpatia nonché sospende il nostro giudizio, che purtroppo nella realtà spesso si piega ai pregiudizi che inevitabilmente tutti abbiamo. Un film crudo, ma in fondo vero. Con tanto di colonna sonora originale. Una frase su tutte: «Beate le menti incrinate, diceva Karl Marx». Da vedere e inserire in un percorso di cineforum per parlarne «serenamente».
Temi: famiglia, tradizioni, rapporto padre-figlio, criminalità, pregiudizio, tradimento, amore, fedeltà.