Dalle stelle alle stalle. Anche Woody Allen si addentra in questo tempo di crisi
di Gianluca BERNARDINI
Dopo l’omaggio a Barcellona, Parigi, Roma, questa volta Woody Allen torna a casa con la storia drammatica (ma non manca come sempre di humor) di Jasmine (Cate Blanchett, qui davvero magnifica), dell’upper class newyorkese, che grazie al ricco, fedifrago e soprattutto corrotto marito (Alec Baldwin) finisce un giorno vedova, disperata e soprattutto depressa, con le sue valigie Louis Vuitton e i suo raffinati vestiti, a San Francisco, a casa della sorella Ginger (l’ottima Sally Hawkins) che separata e con due figli cerca di barcamenarsi nella vita. Ambedue adottate, la prima però «con geni buoni» e l’altra un po’ meno (come sottolinea Ginger), si ritrovano a fare i conti con la loro storia, rinfacciandosi fatti, colpe ed errori che in qualche modo hanno segnato non sempre felicemente la loro esistenza.
Si gioca tutta qui la maestria di Allen che, a suon di flashback, porta sullo schermo un racconto che ricorda in molti passaggi la tragedia greca.
Jasmine è sostanzialmente una frustrata dalla vita. Ha avuto tutto e ora non ha più niente, ma vorrebbe tanto riconquistare il suo «status» (ci prova pure), anche se ormai qualcosa si è rotto in lei. Parla o meglio «blatera» da sola, beve Martini misto a gocce di Xanax, mentre cerca di dispensare consigli sull’amore alla sorella che sceglie sempre uomini sbagliati e mai all’altezza. C’è un’enorme distanza tra le due, ma c’è sotto pure, forse ben celato, del bene. Nonostante lo si veda poco, nonostante non lo si comprenda fino in fondo, Jasmine e Ginger sono sempre «diversamente» sorelle.
Il cineasta ebreo, questa volta senza particolare cinismo, sembra addentrarsi in questo tempo di crisi; tempo che sembra, con gli effetti infelici dell’economia odierna, abbattersi negativamente non solo sulle tasche, ma anche sulla salute (fisica e psichica) di chi, colpito, non riesce più ad alzarsi. Una storia tra le tante forse, però ben diretta e sviluppata, che ci rimanda a una realtà, spesso nascosta, a volte ancora più drammatica di qualsiasi tipo di racconto messo in scena.
Se da una parte «Blue Jasmine» ci ricorda che è facile «passare dalle stelle alle stalle», dall’altra ci invita pure ad avere uno sguardo di compassione per chi cade vittima di se stessa e dei suoi sogni.
Temi: crisi, dipendenza, tradimento, amore, inganno, sofferenza.