Ora al cinema un film intenso che scuote e stupisce per la sensibilità. Un dramma tutto all'interno di una scuola elementare norvegese, dove tutto è gestito grazie a protocolli pensati e approvati da un supporto pedagogico. Ma quando un bambino di soli sei anni sembra abbia compiuto l'indicibile, tutte le contraddizioni del sistema emergono prepotentemente.

Di Gabriele Lingiardi

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C’era una volta il cinema dei grandi professori, dei modelli che ispiravano alla grandezza. In quei film i luoghi di studio erano ripresi come carichi di vita e libertà. Non c’è nulla che separi il cinema del presente da quello del passato come la sua messa in scena del sistema educativo.

Oggi (si veda La sala professori) il corpo docente ha perso in queste storie ogni suo potere educativo. Sono persone in balia della contemporaneità: genitori troppo attenti, studenti troppo potenti e una apparente crisi di scopo dell’apprendere stesso. Così non stupisce la crudeltà di Armand, primo film di Halfdan Ullmann Tøndel, nipote di Ingmar Bergman e Liv Ullmann. Il talento c’è e si vede in un’opera che trova come unico difetto l’eccessivo ermetismo. Il resto è però un pugno nello stomaco. Elizabeth viene convocata d’urgenza a scuola: negli istituti norvegesi, dove vige un controllo serrato per tutto, mancano i protocolli per far fronte alla gravità della situazione. Suo figlio, Armand, è accusato da altri due genitori di avere compiuto una violenza sessuale ai danni di un compagno. Il problema: Armand ha solo sei anni. L’opera è ambientata quasi interamente all’interno delle mura della scuola elementare, uno spazio che si riempie man mano di immagini allucinate, in cui la realtà dei fatti lascia spazio in scena alle deduzioni e alle sensazioni soggettive dei personaggi: una maestra appena arrivata, timida ma coscienziosa, un preside pavido, una docente da cui scorre copioso il sangue dal naso (nervosismo o una sospetta leucemia?), oltre ai genitori della vittima. Il processo cinematografico che viene fatto a Elizabeth, come madre e come donna sola, trova alcune immagini eccezionali. Un allarme suona a vuoto come specchio di una società così allarmata rispetto alla crescita dei più piccoli da prendere delle cantonate.

La risoluzione avverrà sotto la pioggia, senza dialoghi, ma tutto sarà chiarissimo sulla base della posizione nello spazio assunta dagli attori. Anche nelle comunità più attente, il giudizio e soprattutto il pregiudizio possono mietere vittime. Soprattutto una madre in difficoltà, che sfonda con i suoi abiti leggeri il velo di perbenismo. Per comprendere le vite altrui serve sempre la giusta distanza.

Temi: giudizi, pregiudizi, educazione, madri sole, scuola, violenza, morale