Il 10 aprile, al Cinema Teatro San Giuseppe, l'interprete ed autrice Lucila Giagnoni mette in scena un capitolo buio della storia della Chiesa e le vicende di un paese ai piede del Monte Rosa.
L’incontro con il romanzo “La chimera” di Sebastiano Vassalli è stato decisivo nella vita ma soprattutto nel percorso d’interprete ed autrice di Lucilla Giagnoni che, dopo una riflessione sui grandi testi (La Divina Commedia, il Libro della Genesi, l’Apocalisse, Pinocchio), alla scoperta della bellezza, della sapienza, della grandezza che può ancora esprimere l’Umano, ora affronta la storia della tragica vita della strega di Zardino raccontata da Vassalli. Dal mistero e dalla nebbia dell’oblio e dal nulla riemerge così la vicenda della strega, che subì a Novara un processo e una condanna, “correndo l’anno del Signore 1610”, e del vescovo Bascapè, del boia Bernardo Sasso, dei bambini abbandonati e umiliati nelle case di carità, dei risaiolischiavi e dei camminantiribelli, sullo sfondo di un paesaggio storico dominato e oppresso dalla Controriforma e dall’Inquisizione e di un paesaggio naturale dove si staglia il Monte Rosa, presenza immane di granito e ghiaccio. Un “macigno bianco”per Dino Campana, che lo vide una mattina di settembre da dietro le sbarre di un carcere novarese: “un’immagine inafferrabile e lontana- scrive Vassalli – come quell’amore che lui allora stava inseguendo e che non avrebbe mai raggiunto, perché non esisteva… Una chimera!”
ESTRATTI RASSEGNA STAMPA
(…) Lucilla Giagnoni, interprete che concilia l’umano troppo umano con la forza della natura, non traccia facili coordinate, si attiene ai fatti e ci mette la sua passione etica e civile in un crescendo da brivido, per ricordarci che la notte (del cuore, dell’intelligenza) è sempre buia e la carne tenera. La Storia non ha bisogno di ripetersi, é. Alla fine le luci si rivolgono verso la platea, come un dito puntato, minando il nostro benessere di spettatori.
Corriere della Sera Edizione Brescia – Nino Dolfo
Lucilla Giagnoni regista di se stessa si muove a piedi nudi su una scena inclinata, bagnata da luci e colori sfumati (di Lucio Diana e Massimo Violato). Belli alcuni effetti di luci, come le ombre (mani che si proiettano sul suo corpo, la sua sagoma che si muove ingigantita sullo sfondo9 che inquietanti accompagnano il racconto di una ragazza sfortunata, una “esposta” adottata da contadini, che nulla poterono per salvarla da una fine atroce.
Giornale di Brescia – Paola Carmignani
Lucilla Giagnoni è tutta concentrata sulla materia narrativa che si fa sempre più dura e incandescente. Il racconto, che segue i vent’anni di vita di Antonia dalla nascita al rogo, ha un andamento corale e si anima di figure a cui l’attrice dà voce e carattere, ma contiene anche momenti lirici di descrizione della natura e del paesaggio.
Brescia Oggi – Francesco De Leonardis