Sabato 21 maggio, Il Centro Giovanile Sirà porta al Teatro Franciscum il monologo comico scritto da Francesca Puglisi e Alessandra Faiella che ne cura anche la regia.
Quanto dura un amore al giorno d’oggi? Due, tre anni? E un lavoro? Sei, sette mesi? E un telefono cellulare? Sicuramente molto di più.
“Ccà nisciuno è fisso” è un monologo esilarante sul tema della precarietà. Argomenti principali? Lavoro, casa, amore, visti attraverso gli occhi di una giovane attrice di teatro – lavoro precario per eccellenza – che racconta con umorismo e autoironia la sua realtà quotidiana. Uno spettacolo dove confluiscono la comicità milanese dell’autrice e regista e quello napoletano dell’attrice, senza soluzione di continuità. Una squadra vincente vi accompagnerà con ritmo, musica e gioia a ridere delle amarezze della vita e anche di voi stessi.
Francesca Puglisi, giovane attrice di formazione accademica, ma di autentico humor mediterraneo, ci conduce in un viaggio attraverso vicende di ordinaria precarietà. Un percorso esilarante, a tratti malinconico, nell’incertezza dei nostri giorni, dove invece che aggiustare un oggetto si preferisce sostituirlo con uno nuovo, e si finisce per fare la stessa cosa persino con le persone.
Dice Alessandra Faiella dello spettacolo: “I miei maestri Franca Rame e Dario Fo, mi hanno lasciato almeno tre insegnamenti fondamentali: la risata non deve essere mai fine a se stessa ma stimolare lo spettatore a riflettere, attingere dal vissuto personale e sociale è la strada maestra del comico e il teatro è centrato sul lavoro dell’attore; puoi fare a meno delle scene, dei costumi, forse anche della musica e persino delle luci, ma dell’attore non potrai mai fare a meno. Tenendo saldo il faro di questi insegnamenti ho cercato di guidare una giovane e talentuosa attrice sull’impervia strada del teatro comico, strada ardua ma ricca di soddisfazioni. Ho scritto guardando alla contemporaneità e Francesca ha aggiunto il suo tocco autobiografico, anche se stemperato nella paradossalità del comico. Ne è uscito un ritratto divertente ma impietoso della società di oggi, dove tutto è precario, dal telefonino al fidanzato di turno. La precarietà è figlia del consumismo, oggi non aggiusta si butta, non si ripara, si elimina, non si conserva, si licenzia. Insomma qui nisciuno è fisso, parafrasando il famoso detto napoletano. A noi non resta che riderne.”