La redazione di Acec Milano è al Lido per raccontarci in anteprima sorprese e flop del Festival di quest'anno. Filo rosso che - involontariamente - lega molti dei film presentati alla Mostra è la connessione tra diversi piani dell'esistenza: anime che non vogliono o non possono lasciare il mondo dei vivi, tra ricordi, attese e inganni.
Di Gabriele Lingiardi
L’osservatorio privilegiato della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia ha aperto le porte verso la nuova stagione al cinema. Un’edizione dalla qualità media molto alta. Solitamente nei festival si possono trovare alti e bassi radicali, quest’anno invece i brutti film sono stati limitati a una manciata di delusioni per cui non vale la pena infervorarsi. Al contempo però sono mancate anche i titoli solitari che svettano sugli altri.
The Brutalist e Joker: Folie à Deux hanno portato al lido un cinema dai grandi mezzi, spettacolare e ambizioso. Se il primo è una bella sorpresa, il sequel di Joker, già Leone d’Oro nel 2019 è una delusione. Insolito il tema che è emerso come filo conduttore involontario tra molte opere: la permanenza delle anime nel mondo dei vivi, il tentativo di riconnettersi tra piani dell’esistenza. Parla di questo Beetlejuice Beetlejuice, sequel dal doppio titolo del film di Tim Burton del 1988, ma anche Nonostante, di e con Valerio Mastandrea. Il film italiano parla di persone in coma in un ospedale, il loro spirito vaga in attesa di capire se vivrà o morirà. Una commedia che si tinge di dramma e romanticismo, non perfettamente riuscita ma godibile. Molto bene Maria, di Pablo Larraìn mentre Vermiglio è una grande sorpresa italiana, sulla scia del cinema di Ermanno Olmi.
Dà soddisfazione anche qualche scoperta nella sezione Orizzonti – quella attribuita dal cinema più di ricerca – Aïcha è ispirata a fatti realmente accaduti (così pazzeschi che si fatica a credergli): in seguito ad un incidente stradale Aya ha l’occasione di fingere la propria morte per rinascere sotto nuova identità e provare ad emanciparsi in Tunisia. Una grande interpretazione e un pizzico di ironia ben riposta rendono Familiar Touch una bella variazione sul tema dell’Alzheimer e del riambientarsi dei genitori anziani nelle case di cura. Alla mostra è sbarcato anche tanto erotismo, a volte di grana grossa ed esplicito, come quello espresso da Guadagnino in Queer, altre volte banale come in Babygirl, ma anche coinvolgente e sensato a livello di trama come accade in Disclaimer, serie di Alfonso Cuaròn.
Con una durata media generalmente oltre le due ore, la Mostra ha presentato alcuni film fiume (immancabile il regista Lav Diaz con Phantosmia di ben 246 minuti) e molte serie TV. La selezione di quest’anno racconta di un modo di fruire l’audiovisivo profondamente cambiato negli ultimi anni con l’avvento delle piattaforme streaming. Nuove forme narrative estese dove i grandi autori stanno provando a spostarsi per provare a raccontare qualcosa di diverso.