Gianluca Bernardini ci aiuta a riflettere su Green Book, di Peter Farrelly
di Gianluca Bernardini
Ci sono amicizie impossibili che hanno segnato vite nonché la storia in generale. Sono quelle tra due persone di mondi completamente differenti, che per destino o, meglio, provvidenza arrivano ad incrociarsi. «Green book», fra pochi giorni nelle sale, racconta proprio quella tra il duro buttafuori macho italoamericano Tony-Lip-Vallelonga (Viggo Mortensen, superlativo) con il raffinato, talentuoso e riservato pianista di colore Donald Walbridge-Don-Shirley (Mahershala Ali, grandioso). Nel 1962 Tony perde il lavoro e per mantenere la famiglia decide di seguire, come autista di Don, il tour di due mesi nel Sud degli Stati Uniti. Un viaggio che porterà entrambi a guardare il mondo attraverso gli occhi dell’altro, fino ad intessere una lunga e bella amicizia che durerà, fino alla loro morte, oltre cinquant’anni. Peter Farrelly gira così un vero e proprio road movie che attraversa le strade dell’animo umano, quello più misterioso e quello più profondo che tutti ci accomuna. Anche quando i riferimenti culturali sono diversi, lo status pure, così come il colore della pelle. Lo stesso che Don deve pagare, fino alla mortificazione, quando allora le leggi razziali mettevano limiti su dove «i neri» potevano mangiare, dormire, sedersi, fare acquisti e camminare. Un racconto drammatico, ma capace di far sorridere allo stesso tempo, insieme ai protagonisti che sanno tenere egregiamente le scene. Intenso e riuscito, «Green book» sa, dunque, conquistare il cuore dello spettatore (bellissime le lettere che Tony scrive alla moglie grazie all’aiuto di Don). Non sarebbe male se arrivasse anche alla testa, visto il tema trattato e ancora, purtroppo, così attuale. Più che consigliato.
Temi: amicizia, diversità, razzismo, status, musica, viaggio, sentimenti, destino, provvidenza, vita.