Gianluca Bernardini ci parla di Cold War, il nuovo film di Pawel Pawlikowski.
di Gianluca Bernardini
Ci sono storie d’amore che appena ne intuisci i contorni capisci già che faranno fatica a funzionare per diverse ragioni. Hanno il profumo dell’impossibile o i suoni della rabbia. Sono storie, però, che hanno pure il coloro rosso della passione. Perché reali, sanguigne, drammatiche nel vero senso della parola. Sono rapporti di passione che mentre riscaldano il cuore, mettono la vita in subbuglio.
Pawel Pawlikowski (dopo il successo di «Ida») con «Cold War» (Palma d’oro per la regia all’ultimo festival di Cannes) mette in scena uno struggente racconto d’amore, complicato e caotico come quello dei propri genitori. Ambientato nei difficili anni Cinquanta della Guerra fredda, Wiktor (Tomasz Kot) e Zula (Joanna Kulig) si incontrano nella Polonia del dopoguerra ridotta in macerie. Mentre il primo, musicista e direttore di coro, ha avuto l’incarico di selezionare ballerini e cantanti per il gruppo folcloristico dei Mazowsze, la seconda, piuttosto «misteriosa», si spaccia per una contadina, desiderosa di essere ingaggiata dal regime comunista per far parte della compagnia.
Nell’arco di quindici anni si vede così la coppia prendersi e lasciarsi, tra alti e bassi, fino a toccare la possibilità di fuggire insieme nella Berlino Ovest o, addirittura, a Parigi. Con lo stile tipico del talentuoso «maestro», già riscontrato nei lavori precedenti, con l’utilizzo del bianco e nero e il formato dell’immagine quadrato, Pawlikowski gira un film che sembra essere stato fatto in altri tempi. Rigoroso ed essenziale, nostalgico e allo stesso tempo all’avanguardia, «Cold War» risulta così essere un’opera del tutto moderna, intrisa delle stesse domande di sempre, del tutto attuali. «In fondo – afferma lo stesso regista – la questione principale è: esiste la possibilità di un amore duraturo? Può un amore trascendere la vita, la storia, questo mondo?». Forse sì, almeno così appare. Senz’altro da vedere.
Temi: amore, coppia, passione, distanze, dolore, Guerra fredda, comunismo, musica.