Andrew Garfield e Florence Pugh in un dramma sulla famiglia, sulla genitorialità e sul tempo che abbiamo a disposizione per vivere l'avventura dell'amore.
Di Gabriele Lingiardi

“È un film che fa piangere bene”. Dopo aver guardato We Live In Time ci si potrebbe trovare a consigliare il nuovo film di John Crowley usando queste parole. Dove tra “male” e “bene” c’è tutta la distanza che intercorre tra le opere che commuovono attraverso il dolore, lo sconforto, la rabbia, il buio, e quelle che riescono a farlo raccontando la luce.
Non che la storia di Almut e Tobias sia priva di dramma, anzi! I due giovani amanti si conoscono e innamorano nella più comica delle situazioni: lei investe lui con la macchina nel momento peggiore della sua vita: quando sta per firmare le carte per il divorzio. La ragazza è al massimo della sua carriera, una promessa della cucina mondiale. Lui lavora per un’azienda di cereali. Non ha grandi talenti, ma è dolce, premuroso e ha un’idea precisa di ciò che vuole nel futuro: una famiglia. Subentra la malattia nella loro storia, per ben due volte. Un cancro che mette Almut di fronte alla caducità della vita.
Il film parte proprio da qui, da un’idea di tempo finito. Spezza così la linearità narrativa. La loro storia, classicissima eppure con grandi invenzioni nella messa in scena di sequenze tragicomiche, viene proposta allo spettatore senza legami di tempo. Si salta dal presente al passato e ancora al presente. A fare da collante non è la progressione dei minuti, bensì la logica emotiva del racconto. La potenza di We Live In Time sta soprattutto nell’affinità tra attori. Florence Pugh e Andrew Garfield regalano due prove mature e seducenti. Riescono a infondere a ogni fotogramma un sentimento di amore e attrazione tipico dei migliori film romantici. Crowley, già autore dello splendido Brooklyn, trova il tono giusto per raccontare la vita di coppia e i desideri incerti di una famiglia che si sta formando. C’è la morte ad accompagnare i due personaggi, eppure grazie al suo sguardo percepiamo solo la vita. Quella ricca di emozioni, dove i momenti bassi hanno la stessa dignità di quelli alti, in cui le sconfitte servono a crescere quanto le vittorie. Alla fine ci si deve salutare, ma il ricordo e la presenza nel tempo resta sempre. Per questo si può avere un sorriso, mentre scende una lacrima.
Temi: famiglia, tempo, malattia, coppia, figli, amore, cucina.