Richard Gere e Uma Thurman in un intenso dramma sulla memoria e sulle confessioni che riportano la verità a galla.
Di Giovanni Scalera
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Paul Schrader, con “Oh, Canada”, ci invita in un profondo viaggio introspettivo, un’esplorazione dell’anima umana ai confini della morte. Il film, ispirato al romanzo di Russell Banks, è un’opera cruda e toccante che pone al centro della scena la confessione finale di Leonard Fife, un momento di verità in cui il protagonista, interpretato da un intenso Richard Gere, si confronta con il proprio passato, le sue scelte e i propri errori.
La figura di Leonard, tormentato dal peso degli accadimenti pregressi e dalla consapevolezza della finitezza della vita, evoca, in alcuni momenti, le riflessioni di Søren Kierkegaard sull’angoscia esistenziale. Come il filosofo danese, Leonard è costretto a confrontarsi con il vuoto dell’esistenza e a cercare di darne un senso. La sua confessione diventa un disperato tentativo di dare un significato a un’esistenza segnata da luci, ombre e tradimenti.
La memoria, in questo film, è uno strumento ambivalente. È lo specchio attraverso cui guardiamo al nostro vissuto, ma è anche un labirinto in cui ci perdiamo, un costrutto modellabile forgiato dai nostri desideri e dalle nostre paure. Il protagonista, attraverso la confessione, cerca di navigare in questo labirinto, di riconquistare il controllo della propria storia e di liberarsi dalle zavorre del passato. La telecamera, quindi, diventa uno specchio in cui si riflette, rivelando le contraddizioni e le fragilità di un uomo e delle sue tormentate esperienze, relazioni e infedeltà.
Schrader, con maestria, ci invita a riflettere sulla natura della verità e sulla possibilità di conoscere sé stessi. La confessione di Leonard diventa un’occasione per interrogarci sulla nostra identità, costruita non solo dai fatti ma anche dalle storie che ci raccontiamo.
Infine, “Oh, Canada” solleva importanti questioni sulla natura del tempo e della morte. Un’opera che ci invita a confrontarci con le nostre paure, i nostri rimpianti e la nostra mortalità. Soprattutto essa ci offre un ritratto profondo e commovente dell’animo umano, in cui riecheggiano le grandi domande dell’esistenza: chi siamo, da dove veniamo e dove stiamo andando?
Libro ispirato alle tematiche principali del film: Quel che resta del giorno di Kazuo Ishiguro