Non si accontenta di sopravvivere, ma nella vita non si torna indietro

di Gianluca BERNARDINI

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A Santiago del Cile si trova una donna sola: una delle tante forse, che, superati i cinquanta da un po’, si trova a vivere da separata e con due figli ormai adulti e indipendenti, la propria vita da single. Borghese, un lavoro onesto, una casa propria. Questa è Gloria (Paulina García, bravissima, Orso d’Argento come migliore protagonista femminile all’ultimo Festival di Berlino) e anche molto di più. Gloria, infatti, non si accontenta di sopravvivere. Ama ballare, fumare, cantare e desidererebbe tanto riempire il vuoto affettivo con un nuovo amore. È una donna vitale, la nostra protagonista, e all’alba della sua età potremmo dire «moderna», se non fosse per quella colonna sonora un po’ kitsch (con tanto dell’omonima canzone finale di Tozzi) che l’accompagna durante le giornate e gli occhialoni inseparabili che non l’abbandonano se non poco prima di dormire. Serena, felice e realizzata? Non proprio, diremmo. Triste? A volte. Allegra? Nemmeno, come lei stessa afferma: «Qualche sera no, qualche mattina no». Gloria, soprattutto, mostra senza veli (nel vero senso della parola) tutta la sua solitudine, come il gatto del molesto vicino che le si intrufola in casa. Sa far ridere (mitica la scena della vendetta), Gloria; spesso, però, amaramente, perché non si possono dimenticare gli anni che inesorabilmente passano (pure gli occhi si ammalano), i segni sul corpo che si vedono (malgrado gli impulsi fisici magari restino «volgarmente» gli stessi) e i colpi di testa che stonano (come il «fumo»). Non si può tornare indietro, dunque, nella vita. I rimpianti, pure, non servono (come per l’ex marito). Per ogni cosa c’è un suo tempo. Forse anche per vivere l’amore: Rodolfo (Sergio Hernández), il prescelto da Gloria, infatti non ce la fa. È però un racconto onesto, pregevole e d’autore, quello che Sebastian Lelio mette in scena. Una storia che sa conquistare senz’altro i palati più cinefili, anche se lo sguardo voyeuristico della camera (che avvicina, a volte troppo) può disturbare gli animi più sensibili.

Temi: solitudine, età, femminilità, amore, corporeità, sessualità, ricerca di senso.