Dall’incontro con la madre un cammino di redenzione
di Gianluca BERNARDINI
Leggere un film, comprenderlo nei suoi aspetti più complessi e reconditi, trovare una chiave di lettura e magari una possibile proposta per una sua fruizione non è così scontato nell’ampio panorama delle recensioni che il web o il cartaceo specializzato offrono abbondantemente. Vorremmo pertanto, a partire da questa settimana, dare la possibilità di porre attenzione ad una delle ultime uscite nelle sale, non tanto per proporla come strumento di catechesi, piuttosto per suggerirne una possibile lettura e aprire una riflessione.
Come non partire allora dal film del cineasta coreano «Pietà», vincitore dell’ultimo festival di Venezia? Autore dei rinomati «Primavera, estate, autunno, inverno… e ancora primavera» e «Ferro3», Kim Ki-Duk ci regala anche questa volta un film di alta cinematografia. Meno poetico dei precedenti e senz’altro più crudo nella messa in scena, Pietà narra la storia di Kang-do, aguzzino incattivito dalla vita, che ingaggiato dalla mafia locale si aggira per Cheonggyecheon, città simbolo del capitalismo coreano, per riscuotere i debiti che i malcapitati padroni dei laboratori artigianali «devono saldare» per sopravvivere. Quando questo non avviene, l’uomo non esita nella sua sadica ferocia ad infierire su di essi fino a quando non incontra la sua «presunta» madre che, in una sorte di vendetta, decide di donargli l’amore negato da bambino. Nasce da qui un cammino di redenzione.
Protagonista assente, ma motore di tutto l’eccesso messo in opera, è il denaro. È a causa di esso, sembra dirci il regista, che il male si instaura nei meandri nascosti delle nostre relazioni umane. Là dove si insinua la «pietà», come una delle manifestazioni dell’amore, può prendere il sopravvento la misericordia. Duro, sporco, per un pubblico adulto e dallo stomaco forte, con qualche domanda sospesa (era necessario mostrare tali atrocità ai fini della narrazione?), «Pietà» mette ben in luce i temi della redenzione, compassione e dell’amore che tutta l’umanità, indistintamente, ha bisogno.