As Bestas è un film di stretta attualità narrativa. Girato con rigore, è una visione appassionante e da non perdere per venire interrogati sulla nostra quotidianità e sulla storia del mondo.
Di Gabriele Lingiardi
Che belli i film ambientati lontano da tutto e da tutti, capaci di risuonare lo stesso nello spettatore come se fossero stati girati il giorno prima della proiezione! Guardando As bestas di Rodrigo Sorogoyen ci si sente in una metafora della cronaca del presente. Nel film (pensato ben prima dei fatti) si rivede l’aggressione Russa a danno dell’Ucraina e la guerra civile in Sudan.
Ma questa parabola è la sintesi di tante guerre, tanti pensieri, e tanto dolore insensato e apparentemente inevitabile. Una lente di ingrandimento sull’origine del male, ma anche uno specchio del razzismo. Nessuno ne è immune. Anche più in piccolo il film ci interpella: il dilemma del protagonista potrebbe ricordare, ingigantiti a dismisura, i quotidiani malumori con i vicini di casa. As bestas inizia nella Spagna rurale; Antoine, di origine francese, sogna di riqualificare un territorio dismesso, fatto di campi e ruderi. Xan, contadino da sempre, indurito e consumato dalla terra, non è d’accordo. Lì infatti potrebbe venire installato un parco eolico.
L’uomo ritiene l’occasione buona per vendere il suo terreno e sbarcare il lunario. O meglio, costruirsi una nuova vita, più agiata, entro cui attendere la pensione insieme alla madre anziana. Tutti sono d’accordo tranne uno. Se Antoine non voterà a favore, il progetto non si farà. Scappare o ricostruire? Il dibattito viene condotto lontano dai consueti luoghi della democrazia. Prima nei bar, poi sulla terra. Con piccoli dispetti, sempre più gravi ai danni del francese. Infine, tutto si risolve come farebbero le bestie del titolo.
As bestas sa essere intrigante filosoficamente, realistico fino all’orrore. Sarebbe però solo uno dei tanti film sull’autodistruzione degli uomini, presto dimenticabile, se non riuscisse anche a fare un qualcosa di potente: proporre una via di uscita. Era da tempo che non si vedeva qualcosa di così dialogante con il pubblico. In sala gli spettatori si giravano e chiedevano all’accompagnatore o all’accompagnatrice: “e tu, cosa faresti?“.
Temi: violenza, male, terra, contesa, giustizia, riparazione, escalation, pace